|
|
Sei in: Saggi critici | Silvia Venuti
Dal vetro, un pulcino
E’ sicuramente da indagare, nell’opera di Gianfranco De Palos, la dialettica serrata ed effervescente tra colore, forma e segno.
Certo la vocazione musicale dell’Astrattismo di Kandinsky, il razionale e innovativo impianto geometrico dei Costruttivisti, del Suprematismo di Malevich e per ultimo il fantasioso, immaginifico, ludico contrappunto formale e pittorico del Madì (Materialismo Dialettico), hanno portato un forte contributo alla sua espressione artistica.
Tuttavia c’è, nella sua opera, una componente personale di forte impatto visivo.
E’la felicità del colore ritmato, è l’ironico contrapporsi della forme geometriche che nelle pittosculture, attraverso gli spessori, acquista un valore tridimensionale anche se la sua ricerca si muove soprattutto su un piano di spartito musicale. I toni dei colori sono scanditi da ritmi formali in un continuo gioco di rimandi ove spazio e tempo si raccontano da protagonisti. Con animo gioioso, su un ideale xilofono cromatico, suoni netti e puri creano musiche primigenie, origine di ogni struttura.
Con forme primarie è celebrata l’essenzialità in un linguaggio poetico estremo. Anche i titoli delle opere offrono chiare tracce interpretative in relazione al colore e alla tensione spirituale: Omaggio al Dio unico, L’affascinante mistero di Dio, Teorema divino, Accordi dell’eternità, Il colore senza fine, Il colore clandestino...
Lavorando su una mitologia personale e magica costituita da linee, da quadrati, triangoli, cerchi, semicerchi, Gianfranco De Palos costruisce storie d’immersioni cromatiche intense, dove i nessi, gli antefatti, gli accadimenti si offrono a libere interpretazioni nel repertorio delle probabilità, lasciando sempre aperto il ritmo che si muove senza soluzione di continuità. La musica insegue la forma, i colori inseguono i suoni, in questo gioco di allusioni in uno spazio infinito si anima la misura poetica dell’artista che sembra voler far propria la luce di un eterno mattino.
Nelle ceramiche, nei disegni degli Anni Ottanta è chiaro l’ascendente di Kandinsky, nelle medaglie degli Anni Novanta del Costruttivismo, nelle pittosculture dal 2000 in avanti, del Movimento Madì e ancora i titoli sono specchio di tale percorso: La percezione del colore, Il colore ritrovato, La sfida del colore, Il sogno del colore, Il segreto del colore.
Di particolare interesse Una scultura da sfogliare del 2003, un immaginario spartito musicale colorato, realizzato con geometriche forme a rilievo e con poesie autografe, raccolte in libricini dalla copertina blu. L’opera è diventata il logo di PontediLegnoPoesia, l’importante Premio Nazionale di Poesia promosso dal rinomato luogo di villeggiatura montano.
Ha scritto di lui Giorgio Seveso: “De Palos difatti concilia nelle sue ricerche (…) un temperamento di assorta ma palpitante liricità con la grande tradizione europea dell'astrattismo geometrico (…). E, appunto, ciò avviene all'interno di un impasto che appare singolare, direi quasi inedito, tra due ordini di sensibilità apparentemente inconciliabili come sono il lirismo del ritmo musicale e la forma tutto sommato chiusa e sorda della razionalità geometrica”.
E Salvator Presta, così, ha sottolineato: “(…) una concezione poetica e dinamica dell'arte geometrica, che modifica sostanzialmente i concetti tradizionali di spazio e di tempo. Di lì la sua singolare pittoscultura, dove l'apparente rifiuto della realtà viene realizzato non alla maniera dell'inventario dell'esistente, bensì come apertura del possibile”.
Salvator Presta aveva costituito a Genova, nel 1984, il Gruppo Madì Italiano, secondo l’indirizzo dell’argentino Carmelo Arden Quin che, nel 1946, nel pre- Manifesto del Movimento, aveva scritto: “L’opera è, non esprime, l’opera è, non rappresenta, l’opera è, non significa.”
Il lavoro di Gianfranco De Palos presenta, dunque, diverse possibilità di lettura per la genesi culturale, la vitalità dell’intuizione poetica, la sintesi spirituale, ma l’osservatore è coinvolto, da subito, nel piacere estetico della visione, luminosa e modulata dagli archetipi, come alba del mondo.
Silvia Venuti
|
|